Solcata ho fronte, occhi incavati intenti;
crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto;
labbri tumidi arguti, al riso lenti;
capo chino, bel collo, irsuto petto:
membra esatte; vestir semplice eletto;
ratti i passi, il pensier, gli atti, gli accenti:
prodigo, sobrio; umano, ispido, schietto;
avverso al mondo, avversi a me gli eventi.
Mesto i più giorni e solo; ognor pensoso;
alle speranze incredulo e al timore;
il pudor mi fa vile; e prode l'ira:
cauta mi parla la ragion; ma il core,
ricco di vizi e di virtù, delira:
Morte, tu mi darai fama e riposo.
***
Forse perché della fatal quïete
tu sei l'imago a me sì cara vieni
o sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
Ugo Foscolo
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